Sono passati alcuni anni da quando ho scoperto per la prima volta un sapore nuovo, unico! Mi trovavo tra i banchi di un evento di degustazione di vini ad Asti e tra i tanti produttori, molti già li conoscevo, intravidi una bottiglia molto particolare e un'etichetta, mai vista prima, che lo era altrettanto. Era raffigurato in primo piano a colori sgargianti il profilo di un gallo! Subito mi avvicinai per capire di cosa si trattasse. Il sorriso e la simpatia di Emanuela, la produttrice, mi convinsero ad assaggiare quella che per me fu una nuova ed inaspettata esperienza sensoriale. Non era un vino passito, nemmeno un vino fortificato, ma un tipico prodotto della tradizione marchigiana, il "Vino Cotto Stravecchio Marca Occhio di Gallo" di Loro Piceno. Colsi così l'invito di Emanuela ad andarli a trovare nel loro piccolo paese sulle colline dell'entroterra marchigiano, una regione che frequentiamo spesso in estate e che amo molto per la bellezza del suo mare e per la morfologia del suo territorio, fatto di colline dolci e sinuose, coltivate principalmente a girasoli, viti e ulivi, a cornice delle strade che si alternano tra i sali e scendi tra un paesino e l'altro, tutti abitati da gente genuina, cordiale ed ospitale. Nel mese di agosto raggiungo Loro Piceno, un grazioso borgo tra le province di Macerata e Ascoli Piceno ad un'altitudine di circa 400 metri. Alcuni casi portano ancora evidenti segni del terremoto che ha colpito qualche anno fa questi territori, ma la cordialità dei suoi abitanti è rimasta intatta. La mia visita inizia nella vigna della famiglia Tiberi, poco più di due ettari, dove si coltivano in modo naturale e sostenibile i cinque vitigni che costituiscono la base di questo prodotto straordinario: Verdicchio, Malvasia, Montepulciano, Trebbiano e Sangiovese. Dunque si tratta di vitigni a bacca bianca e rossa sapientemente assemblati. La vendemmia rigorosamente a mano dei grappoli migliori e la produzione in cantina impegnano tutta la famiglia che, nonostante la fatica, si dedica al proprio lavoro sempre con tanto entusiasmo e con il sorriso! Per un risultato sempre eccellente, anno dopo anno. Dopo la vendemmia ci spostiamo in cantina, dove i grappoli giungono in piccole cassette e passano alla pigiatura e dove solo la forza delle braccia aziona il pesante torchio tradizionale. Da qui si ricava un mosto ricco e profumato che viene fatto "sobbollire" molto lentamente in un grosso calderone con il fuoco di sola legna di quercia che, come mi ha spiegato Emanuela, è un tipo di legna che produce poca fiamma, ideale in questa fase della produzione. Questo procedimento aiuta a concentrare il mosto, riducendo fino ad un terzo il suo volume e permette di caramellare gli zuccheri dell'uva. Solo dopo molte ore e molta pazienza nel rigirarlo di tanto in tanto, viene fatto raffreddare e il giorno successivo viene trasferito in piccoli caratelli di legno di rovere, dove lentamente inizierà a fermentare in modo spontaneo per molto tempo, anche un anno! Terminata la sua fermentazione riposerà ancora molti anni prima di essere imbottigliato. Quel giorno ebbi il privilegio di assaggiare l'annata più vecchia, il vino cotto dei nonni, prelevato direttamente dalla piccola botte, annata 1964! Perché "occhio di gallo"? Perché gli anziani che producevano questo nettare dicevano che per essere buono il Vino Cotto, doveva avere il colore dell'occhio del gallo! È un vino tipico conosciuto fin dai tempi degli antichi romani, quando non mancava nei banchetti dei patrizi e degli imperatori, citato anche da Plinio il Vecchio. Successivamente fu apprezzato da papi, re e principi. Oggi viene gustato nelle feste familiari, nelle occasioni più importanti e nei banchetti per accompagnare i dolci tradizionali, ma anche utilizzato in cucina per insaporire le carni o per preparare il sugo dei "vincisgrassi", piatto tipico marchigiano. Un vino molto particolare e amato dai marchigiani (e non solo) tanto che ogni anno ad agosto tutto il paese di Loro Piceno organizza una sagra in suo onore che dura diversi giorni, durante i quali si beve e si fa festa fino a notte fonda! Si abbina egregiamente alla pasticceria fresca a base di creme oa quella secca. Bevuto caldo è anche un ottimo e corroborante rimedio per dare sollievo in caso di tosse. Il matrimonio perfetto è sicuramente quello con il cioccolato fondente extra e, per chi ha gusti ancor più particolari, con un buon sigaro invecchiato. Questo lo rende sicuramente uno dei migliori vini da meditazione che io abbia mai assaggiato!